Che ci fa l’uomo più figo del pianeta negli anni Settanta, Fonzie, sul tappeto rosso del New Victoria Theatre di Woking? Invece della tipica giacca di pelle nera, Henry Winkler indossa un maglione celeste e pantaloni di velluto a coste color senape, come qualsiasi americano di mezza età in vacanza. Il ciuffo nero si è trasformato in qualcosa di più rado e grigio, ma la sua andatura ha ancora quel piccolo scatto che ci restituisce intatto il fascino del suo personaggio di «Happy Days». Fonzie è sbarcato a Woking, cittadina nel sud dell’Inghilterra, per un lavoro stagionale. Dal ricevere 50.000 lettere alla settimana dagli ammiratori del meccanico proprietario di un ristorante, alle 12 rappresentazioni settimanali nelle vesti di Capitan Uncino in Peter Pan rappresenta un passaggio davvero impressionante. Sarebbe troppo facile immaginare che la vita professionale di Winkler sia scivolata dal sublime al ridicolo.
«UOMO ALL'ANNTICA» - Questa sensazione tuttavia svanisce nel giro di pochi minuti quando ci si trova faccia a faccia con Winkler, che è in realtà un uomo di spettacolo all’antica, impeccabile ed elegante. La modestia sulle sue conquiste — come quella di aver superato la dislessia per diventare dapprima attore, poi produttore e regista, come pure autore di successo di libri per l’infanzia — riduce il nostro culto della celebrità a un esercizio assai scialbo e superficiale. La pantomima, dice Winkler, che oggi ha 62 anni, non esiste negli Stati Uniti: «La cosa che più vi si avvicina è educare i figli, si strilla, si gesticola. Nella pantomima, l’interazione con il pubblico è fenomenale. Ogni attore dovrebbe fare questa esperienza». Non sono soltanto parole di circostanza. La pantomima è finalmente uscita dal dimenticatoio per diventare uno spettacolo di tutto rispetto, scatenando un’invasione annuale dagli Stati Uniti. Nella vicina città di Bromley quest’anno c’è un Peter Pan rivale e il suo Capitan Uncino non è altri che Paul Michael Glaser, di «Starsky e Hutch ». Nel Peter Pan di Woking non mancano le battute su Fonzie, ma senza esagerare. «Ci sono bambini che vengono a teatro per la prima volta. È nostra responsabilità farli sorridere. Le battute sciocche non possono prendere il sopravvento. Mettiamo in scena Peter Pan, un musical importante. È emozionante, ci sono combattimenti con la spada, scene divertenti. Ma la parte principale resta la commedia, non bisogna credersi così spiritosi e ridere alle nostre battute quando il pubblico resta lì, perplesso, perché non ha capito niente di quanto accade sulla scena». Winkler stringe in braccio due guanciali per l’appartamento di Woking. «Quando si fa pantomima, le due uniche cose che si vedono sono il teatro e il cuscino. Di solito in teatro si fanno otto rappresentazioni alla settimana, ma nella pantomima sono dodici. Quando si arriva alla decima rappresentazione, il tuo cervello è ridotto a una pappa».
«NO ALLA TV PREFABBRICATA» - Ma non ci sono modi più semplici per guadagnarsi da vivere? Certamente Winkler sarà stato inondato di offerte, da parte di tantissimi spettacoli televisivi: «No, non lo farei. Non è nel mio stile. Va bene per altri, ma non per me. Alcuni di questi show sono divertenti, ma io sono consapevole dei miei limiti. Sono talmente prefabbricati, come un edificio messo su pezzo a pezzo, portano i muri e li incastrano uno nell’altro». Nella prima serie di «Happy Days», Arthur Herbert Fonzarelli era un personaggio minore, addirittura privo di giacca di pelle: «Era un giubbotto di lana, color pulce. Lo sa quanto è difficile fare il figo in una giacca di quel colore?». Fa tenerezza scoprire che all’epoca la rete televisiva Abc temeva che la giacca di pelle avrebbe suggerito che Fonzie era un piccolo delinquente. Il produttore persuase la rete a consentire a Fonzie di indossare la giacca di pelle quando veniva filmato accanto alla sua moto: «Poi disse agli sceneggiatori "Non ci saranno più scene dove Fonzie è lontano dalla moto". Risultato, la portavo ovunque, anche in casa ». Winkler, con moto e giacca di pelle, in breve è diventato una star. A Woking è stato fermato da una donna che ha voluto a tutti i costi abbracciarlo. Trent’anni dopo la fine di «Happy Days» gli ammiratori non perdono mai di vista Winkler. «Tutte le donne che incontro mi dicono "oh, volevo tanto sposarti!". Adesso avrei un vero harem di bellezze!».
«NON SONO MAI STATO "FIGO"» - Ma anche gli uomini e i ragazzi lo adoravano, imitando il suo gesto con il pollice. «Fonzie era il mio alter ego. Era tutto quello che volevo essere io, perché, crescendo, non ero per niente figo. Mi sentivo un budino. Forse a causa della dislessia o per scarsa fiducia in me stesso, ma la mia autostima negli anni dell’adolescenza era davvero sotto le suole delle mie scarpe». Da bambino voleva fare l’attore. «Ricordo questa voglia matta di superare qualsiasi ostacolo per realizzare il mio sogno». I genitori, fuggiti dalla Germania nazista nel 1939, erano rimasti sorpresi dalle difficoltà di apprendimento del figlio. Fu solo quando al figliastro venne diagnosticata la dis l e s s i a c h e Winkler si accorse di soffrirne egli stesso, poco dopo aver iniziato le riprese di «Happy Days». «Avevo 31 anni quando mi sono accorto di non essere stupido, ma di soffrire di un disturbo che ha un nome preciso. Oggi tengo conferenze in tutto il Paese. Comincio col dire che sono un marito, un padre, che ho due cani, che sono un attore, un produttore, un regista e che scrivo libri per bambini, e malgrado tutto questo, secondo i test scolastici appartengo al 3 percento degli studenti più scarsi». Winkler non si dedica alla pantomima per guadagnarsi da vivere, perché ha venduto oltre due milioni di copie dei suoi libri. Scritti con un co-autore, Lin Oliver, hanno per protagonista un bambino dislessico, di nome Hank Zipzer. Il successo lo ha aiutato a ritrovare il suo equilibrio? «No. Il successo è un miraggio. La celebrità è un miraggio. È bello goderne, ma non arrivi mai a credere che sia quella la tua rea l t à » . Dopo «Happy Days», non è più riuscito a scrollarsi di dosso il personaggio di Fonzie, ma Winkler non ci fa caso. E non gli dispiace vedere i fans che sollevano il pollice dovunque vada: «È un dono che ho ricevuto dalla vita. Qualunque siano stati i risvolti negativi, qualunque parte mi sia stata negata perché ormai venivo identificato con Fonzie, in cambio ho ricevuto tantissimo calore e affetto». Detto questo, resta un velo di tristezza sul volto di Winkler, la sensazione, chissà, di una vita intrappolata in un personaggio irraggiungibile nella realtà.
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